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Vinicio Coletti presenta

Festival Internazionale del Film di Roma

Cinema - AA.VV. - Italia - 2009


Con il 2009 siamo arrivati alla quarta edizione del Festival del Film di Roma, durante il quale ho visto quattro film.
Ho iniziato vedendo il primo film in programma, nella serata di apertura di giovedì 15, ovvero "Triage", del regista bosniaco Danis Tanovic.
Prima del film si sono presentati sul palco Gian Luigi Rondi, la direttrice del festival, Piera Detassis, e l'attrice Margherita Buy. Quando dico presentati sul palco dico esattamente quello che è successo, senza un minimo di scenografia. Tra amplificazione di medio livello, palscoscenico del tutto spoglio, la Buy che entra con qualche secondo di ritardo e Rondi con lunga sciarpa bianca, sembrava di stare in un teatro off...
"Triage" è un film sulle guerre contemporanee, quelle che avvengono mentre ce ne stiamo seduti a guardare la tv in una calda stanza europea. Due fotoreporter irlandesi vanno in Kurdistan, siamo nel 1988, per documentare la guerriglia curda ed introiettano l'orrore. Uno torna, l'altro non si sa bene che fine abbia fatto.
Ottime le intenzioni, ottimo l'impegno civile, molto buona anche la recitazione, con il protagonista Colin Farrell e poi lo psichiatra Christofer Lee ed anche Kelly Reilly, nei panni della moglie incinta dello scomparso (sentiremo parlare ancora di Kelly). Però si ha la netta sensazione che al film manchi qualcosa, ad esempio un minimo di approfondimento della psicologia dei protagonisti, specie nel periodo pre-bellico, diciamo. O forse dei momenti di vero lirismo che bilancino l'orrore - d'accordo, non tutti si chiamano Michael Cimino, però... - oppure dei dialoghi un po' meno banali.
Due giorni dopo, sabato, ho visto invece "After", film spagnolo di Alberto Rodriguez, sulle baldorie notturne di tre amici per la pelle, due uomini ed una donna. Come nell'Italia degli anni '60, l'improvviso benessere della Spagna contemporanea fa perdere i punti di riferimento e rende freddi e distanti. Tutti e tre benestanti, con belle villette con piscina, non sopportano la vita quotidiana e la routine familiare, dove tra l'altro sono dei padri assenti o dei funzionari un po' stronzetti, e passano la notte girando da un locale all'altro, tra alcool, approcci sessuali (ma mai tra di loro, perché l'amicizia è più forte) e droga, tanta droga. Diciamo che se tutta quella polverina fosse vera, ci sarebbe voluta mezza produzione annuale della Colombia per girare questo film...
Anche qui simpatiche le intenzioni, bello il ritmo e le musiche, buona la recitazione (soprattutto Guillermo Toledo e poi Blanca Romero e Tristán Ulloa), però forse c'è qualche baldoria troppo simile alle precedenti, il racconto rischia di avvitarsi su se stesso senza l'evolversi di una vera storia, anche se ciò potrebbe essere il vero senso del film: la vita dei protagnosti è senza senso.
Diciamo che è un film interessante, una specie di documento sociologico sulla movida alla buona, ma disperata, dei nuovi ricchi. Oppure possiamo anche dire che il vero tema della storia sono le carenze affettive.
La sera dopo, domenica, ho visto "Le concert" film del regista rumeno Radu Mihaileanu, ambientato tra la Mosca post-comunista e Parigi. Un direttore d'orchestra, ridotto a fare l'uomo delle pulizie all'epoca di Breznev, scopre che un teatro parigino vuole invitare l'orchestra del teatro Bolshoi e si organizza con i vecchi amici per andare a Parigi al posto dell'orchestra ufficiale. Film molto divertente, satira pungente che colpisce a largo spettro, dai vecchi burocrati del comunismo ai nuovi arricchiti mafiosi, che vivono in grandi dacie arredate in modo che più kitsch non si potrebbe, e poi musicisti, zingari, francesi ingenui, ristoratori arabi...
A volte la commedia diventa quasi farsa, ma complessivamente tutto quadra e si tiene, perché il film non solo diverte, ma riesce anche a commuovere ed a far pensare. E poi, c'è la musica che lega tutto, la passione per l'arte più vicina all'animo umano.
Subito prima dell'inizio del film gli attori presenti in sala hanno improvvisato un breve concerto a base di canzoni russe e gitane, con tutti in piedi a battere le mani, mentre alla fine tutti in piedi di nuovo, questa volta per applaudire convinti. Gli applausi non so bene quanto siano durati, ma sembravano non finire mai, minuti e minuti. Inutile dire che se questo film fosse stato in concorso, avrebbe anche potuto vincere.
Lunedì ho visto l'ultima pellicola, "Plan B", film spagnolo diretto da Marco Berger e scelto perché sembrava essere una commedia. Girato in modo che più francese non si potrebbe, narra le vicissitudini di un uomo che, una volta lasciato dalla sua ragazza per un altro e scoperto da amicizie comuni che il nuovo arrivato ha avuto in passato una singola esperienza omosessuale, decide di tentare di sedurre lui, per tornare insieme alla sua ragazza. Ma le cose andranno a finire in un modo un po' diverso e molto prevedibile.
Girato con visi e corpi quasi sempre in primo piano, sembra pensato apposta per i futuri passaggi sulle pay-tv. Lo stile è quello, vagamente alla Rohmer, della introspezione psicologica continua, mentre tutto quello che sta intorno conta veramente poco. Ottima prova recitativa del protagonista sedotto, risultato complessivo di medio livello. La storia in fondo non è altro che un pretesto per un film di genere. Presenti in sala il regista, un attore, il distributore francese M. Tasca ed un tizio che mi è parso riconoscere come un giornalista francese visto alcune volte su France 2.
Complessivamente, a parte "Le concert", niente ha potuto eguagliare i due bellissimi film brasiliani visti l'anno scorso e chissà perché mai distribuiti in Italia, che io sappia...


 

20 ottobre 2009