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Vinicio Coletti presenta

Patrizia Laquidara a Ceccano

Concerto - Patrizia Laquidara - Italia - 2010


Purtroppo il 23 luglio, scendendo da un bus di fronte al Colosseo, ho preso male il bordo del marciapiede ed ho sentito un dolore ad un piede. La mattina dopo, sabato, ero dolorante e sono rimasto in casa tutta la giornata, il che mi ha impedito di andare a vedere il concerto che Debora Petrina dava a Frosinone, nella Cantina Mediterraneo.
Ancora 24 ore e domenica nel primo pomeriggio stavo già abbastanza meglio, così ho preso l'automobile e sono partito per il paesino del frusinate dove i mei genitori sono in vacanza. Io sono nato in quella zona, anche se vivo a Roma da quando avevo poco meno di 5 anni di età.
Passato il pomeriggio con i genitori anziani, verso sera mi avvio verso Ceccano, cittadina a pochi chilometri da Frosinone e che comporta quindi solo una piccola deviazione dal percorso di ritorno verso Roma.
Per trovare piazza Camillo Mancini, dove si tiene il concerto, mi affido al navigatore satellitare, ma il TomTom mi fa infilare in un dedalo di viuzze sempre più strette, finché non arrivo ad una curva in cui a sinistra la gomma quasi sprofonda in basso ed a destra si sfiora un palazzo, per finire in una minuscola piazzetta... senza uscita! Solo scalinate dappertutto. Provo a citofonare al palazzo di fronte e due signore si affacciano, per dirmi che piazza Mancini è proprio lì a pochi metri, ma ovviamente ci si arriva solo a piedi e l'unica via per l'auto è tornare indietro.
Sono tentato di lasciare parcheggiata lì l'auto, tra l'altro facendo così tacere il mio istinto paranormale che mi dice che questa sera a Ceccano ci sono pericoli in agguato. Ma sarebbe una follia tentare manovre al limite del possibile dopo la mezzanotte e da solo, per cui, aiutato da un signore che gentilmente scende da casa per darmi indicazioni, riesco a fare una inversione di marcia, ripassare attraverso tutte le strettoie dell'andata ed arrivare infine nella piazza principale del paese. Indiana Jones mi fa un baffo!
Parcheggio nella piazza, che è in discesa, come il resto del paese che è tutto un saliscendi. Ecco forse perché, pur essendo a soli 15 km dalla piana di Frosinone, qui c'è un bel panorama e si sente un leggero venticello che aiuta non poco a sopportare la calura.
Piazza Mancini è a 250 metri, incastonata tra i palazzi, un vero anfiteatro naturale. Quando arrivo, saranno le otto e mezza, Patrizia è già sul palco e sta provando con i musicisti. Apro il nuovo zaino metà-foto-metà-porta-tutto e faccio qualche ripresa e qualche fotografia.
Vedo nella piazza la giornalista Roberta Balzotti che ballonzola in giro, un Santimone che parla al cellulare su un muretto, mentre altri bevono birra e mangiano salcicce vendute ad un piccolo stand. Ci sono persino alcune bancarelle di chincaglierie ed un bancone di libri. Che nostalgia, gli stand con i libri!
Ogni tanto le prove si interrompono e Patrizia, più esile che mai e con i capelli tirati in su, scompare dal palco. Torno in piazza, guardo in giro e sono curioso, perché non ero mai stato a Ceccano. Patria, tra l'altro, dell'astronomo Gianluca Masi, che non ho avvertito su Facebook solo perché ho deciso all'ultimo momento di partire, a causa del dolore al piede.
Ad un certo punto, durante le prove, succede un fatto strano: piazza Mancini viene sorvolata da un aereo ultraleggero, pilotato da un tizio che ha una sciarpa che gli vola dietro il collo, tipo Barone Rosso (nella versione Peanuts, almeno). L'aereo fa tre passaggi sulla piazza, volando forse solo 10 o 15 metri al di sopra dei tetti delle case, e sembra proprio interessato all'evento o almeno a farsi vedere da chi vi partecipa. Chi sarà mai il barone rosso di Ceccano?
Ad un certo punto vinco la ritrosia e mi presento a Roberta Balzotti, che è anche lei una grande appassionata della musica di Patrizia. Brevi saluti e torno a fare fotografie e riprese delle prove.
Verso le dieci ed un quarto si presenta sul palco una delle organizzatrici, che presenta in breve Patrizia e poi lascia il palco ai musicisti. Patrizia inizia a cantare una delle nuove canzoni "... mi parlava dei suoi viaggi / e di un castello tutto suo / mi giurava e spergiurava / che sarebbe stato mio / ero giovane e indifesa / e l'ho amato per un po' / ma dopo un po' mi sono arresa / e con coraggio dissi no..". Che fascino, l'atmosfera che sa creare la voce di questa donna è unica, non esistono paragoni, anche perché vive ogni canzone che canta. Lei canta se stessa, la sua vita, il suo punto di vista, l'interiorità delle emozioni, degli affetti, delle delusioni. Solo un Paese cieco e sordo la può tenere in questa piazzetta invece di proiettarla sui palscoscenici più alti!
Riprendo con la telecamera varie canzoni, faccio foto, poi mi concedo una pausa, quando ascolto canzoni ben note che avrò sentito centinaia di volte, comprese quelle dal vivo. Mi sposto di centro metri per sedermi su una panchina e mangiare un panino, con panorama notturno sulla valle. Poi torno nella piazzetta per il resto del concerto e riprendo due o tre canzoni di seguito. Ma poi, quando voglio fare qualche foto, mi rendo conto che la macchina fotografica non c'è più. Una breve riflessione e capisco: l'ho lasciata sulla panchina! Corro come un pazzo bofonchiando non so cosa e dicendo mentalmente addio alla mia bella Pentax K100D con teleobiettivo Sigma, qualcosa come 1200 euro di valore...
Arrivo trafelato alla panchina, dove trovo tre adolescenti che, tutti sorridenti, mi dicono che hanno trovato la macchinetta e si lamentano del mio ritardo nel tornare indietro a riprenderla! Stavano per andare via e portarla alla polizia, mi dicono. Quasi non ci credo, li ringrazio e loro vanno via. Meritano almeno un gelato, accidenti, metto mano al portafogli, ma loro stanno già andando via, nella più completa normalità. Penso a cosa sarebbe successo su una panchina a Roma e mi sento orgoglioso di essere nato da queste parti.
Il pubblico nella piazza è diviso in due settori, gli innamorati della musica di Patrizia, che ascoltano ipnotizzati le sue canzoni, ed i conviviali, che conversano cercando di superare il volume della musica. Non è il tipico pubblico di Patrizia, comunque, la quale rende visibile la sua perplessità dicendo alla gente: "però, quanto siete silenziosi...".
Ad un certo punto chiama sul palco un certo Giordano, penso sia il nome, che suona qualche pezzo al pianoforte. Credo sia una concessione alle glorie locali, ma questo Giordano sembra sia stato presente anche nel concerto del giorno prima in Toscana, dalle parti di Pisa. Mistero.
Patrizia è stata sempre molto magra, ma ultimamente, sarà una mia fissa, la vedo quasi esile, come fosse sul punto di evaporare. Ed è anche pallida (msg: se vuoi, ti invito al mare dovunque tu voglia!) ma tutto ciò non ha alcun riflesso sulla sua voce, che è sempre suadente e potente, ora soave ora aggressiva, ora sognante ora riflessiva, ma sempre di una espressività incomparabile. Forse anche troppa, per il pubblico presente, che non sempre sembra percepire tutta la poesia che si riversa dal palco.
Forse anche per questo, il concerto finisce tra gli applausi ma senza bis. Mi avvicino al palco per salutarla e lei sembra contenta di vedermi. Mi chiede quanti km ho fatto da Roma per venirla a vedere. C'è anche un tizio napoletano e barbuto, anche lui venuto apposta per vedere il concerto. Stringo la mano a Patrizia e ci salutiamo. Poi una corsa in autostrada fino a casa, meno di un'ora.
Andando a dormire, penso che è stata una giornata ricca di imprevisti, ma spesa bene.

N.B. ricordando ora il concerto e rivedendo le riprese, posso dire che mie impressioni sull'esilità di Patrizia erano un po' esagerate...


 

25 luglio 2010