www.viniciocoletti.it > Il Cubo > Diario Digitale > La sottoveste rossa

Vinicio Coletti presenta

La sottoveste rossa

Teatro - Rosario Galli - Italia - 2014


Un giorno, andando al lavoro in metropolitana, ho visto un cartello che pubblicizzava un "dramma erotico" teatrale, una pièce intitolata "La sottoveste rossa".
Io amo molto il teatro e l'unico motivo per cui non ci vado spesso è che dovrei andarci da solo, vista la mia cronica solitudine e la mancanza di questo stesso interesse presso i parenti e le poche conoscenze.
Però è raro vedere definito uno spettacolo come dramma erotico, per cui, spinto da una curiosità assolutamente non morbosa (alla mia età niente è più morboso, anche se non ho capito se sia un vantaggio oppure no), ho deciso di andarlo a vedere.
Così una sera, uscito dal lavoro, mi sono diretto presso il Teatro Belli, a Trastevere, ed ho visto questo spettacolo.
Prima notazione: non eravamo in molti in platea, anche se bisogna dire che eravamo alle ultime repliche, dopo circa un paio di settimane.
Poi la storia: una donna si reca a fare un provino come attrice di cinema, ma arriva tardi e trova lo studio deserto. Inizia così un lungo monologo in cui parla della sua vita, le sue speranze, i suoi pregi e difetti, interrotta solo ad un certo punto da una misteriosa ragazza che arriva e sembra volerla aiutare a stare bene, in tutti i sensi. Si scopre poco dopo che il regista in realtà la sta osservando fin dall'inizio ed inizia un dialogo tra i due.
Alla fine avremo anche dei colpi di scena, che non rivelo, ma quel che conta è che in tutto questo di davvero erotico c'è ben poco. A quanto pare per il regista l'erotismo coincide con il possesso ed il controllo della donna, a cui dare ordini che non ammettono repliche, mentre la seconda donna si limita a mimare qualche scontato gesto saffico.
A me è sembrato tutto molto scontato e poco interessante. Chissà, avessi ancora i brufoli forse mi avrebbe almeno ispirato qualche fantasia, ma ovviamente non è così.
Questo conferma, se mai ce ne fosse bisogno, come il sesso e l'erotismo siano in assoluto gli argomenti più difficili da affrontare, sia nella letteratura che nel cimena e nel teatro. Basta un niente e dal sublime si scivola nel ridicolo.
In questo dramma, almeno, si rimane a metà, senza sfiorare nessuno dei due estremi.
A mio avviso l'autore, Rosario Galli, cui va comunque dato merito di aver provato ad affrontare un tema così difficile, doveva rendere più vario ed emozionalmente profondo il dialogo, mentre la protagonista, Patricia Vezzuli è bravissima nel reggere il lungo monologo, cui dona mille sfaccettature. Ed è brava anche Martina Menichini nell'esprimere quel languore quasi senza volontà che è richiesto dal suo ruolo.
Ma la bravura delle attrici non rimedia del tutto alle carenze della scrittura.


14 febbraio 2014