Un giornalista sta tornando a casa ad Helsinki in auto, in compagnia di un fotografo. Mentre attraversa una foresta, investe una lepre
e scende per vedere come sta.
Questo semplice evento trasforma la vita di Tom Vatanen, che inizia a peregrinare per tutta la Finlandia, specie nella sua parte settentrionale,
la Lapponia, sempre accompagnato dalla lepre e abbandonando così il lavoro e la moglie, divenuti entrambi insopportabili.
Il racconto si svolge quasi sempre nella foresta, nelle paludi, sul bordo dei tantissimi laghi che costellano il paesaggio o nei piccoli
villaggi sperduti nelle immense distese boschive. Non fosse che per questo, è un romanzo molto noto e amato in Finlandia, di cui
mostra lo spirito indipendente e indomito.
C'è molta ironia e spesso autentico umorismo, che passa anche per la dissacrazione di un noto e benvoluto presidente, Kekkonen,
dei militari, dei diplomatici, della religione, della famiglia tradizionale, della vita cittadina e di tutte le convenzioni sociali, con una
divertita furia iconoclasta che nulla risparmia. E dove la lepre rappresenta in qualche modo la natura, la libertà originaria, l'indipendenza
e lo spirito di adattamento.
Se vorrete visitare la Finlandia, direi che è quasi un obbligo leggere prima questa piccola odissea picaresca. E forse vi capiterà di avvistare,
nelle foreste, un uomo dallo sguardo mite ma deciso, con uno zaino pieno di provviste e una lepre in braccio.
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Alcuni brani:
Vatanen accese un fuoco sulla riva del ruscello, arrostì del pesce, mangiarono tutti e due. Ogni tanto Salosensaari faceva una nuotatina.
Dopo il pasto offrì a Vatanen un bicchierino di grappa.
Perché no? Vatanen l'accettò. Benedetta grappa! Gli bruciava lo stomaco, ma Vatanen ne bevve lo stesso un secondo bicchierino.
«Salosensaari, come distillatore di grappa sei un vero portento.»
Per tutto il pomeriggio i due non fecero che alzare il gomito. Ogni tanto abbrustolivano del pesce e andavano a nuotare. E più bevevano,
meno l'incendo della foresta li interessava.
Il pastore si lanciò pesantemente all'inseguimento della lepre e due spari consecutivi risuonarono nella navata laterale. Le pallottole
sibilavano nella chiesa. Vatanen mise la testa al riparo dietro i banchi, come un oste di saloon del Far West.
Il pastore fece ancora un paio di giri della chiesa, sempre trottando dietro la lepre e sparando a ogni giro. Ripercorrendo di nuovo la
navata centrale, si fermò a guardare la pala d'altare e si irrigidì, sconvolto: una pallottola si era conficcata nel dipinto raffigurante
il Salvatore appeso alla croce e gli aveva trafitto una rotula.
La lepre, sentendo questi mormorii intorno a sé, si spaventò, palline di sterco rotolarono una dopo l'altra sulla tovaglia, qualcuna
finì nel piatto della signora svedese. Sfuggendo dalle mani della signora, la lepre si mise a saltellare sulla tavola, rovesciando una
candela e seminando qua e là, tra le vivande, una pallina spaventata.
Gli ospiti, esterrefatti, si alzarono da tavola, solo il generale e Vatanen rimasero seduti. Il generale, come vide la lepre puntare
saltellando verso di lui, afferrò il piatto della minestra e se lo mise sulle ginocchia.
Vatanen acciuffò la lepre per le orecchie e la depose a terra, da dove la poveretta filò a nascondersi in un angolo. Gli ospiti si
risiedettero, ci fu un momento di silenzio.
La signora svedese sembrava piuttosto nervosa. Con la mano sinistra stropicciò le foglie d'insalata come fossero un tovagliolo, poi
ingurgitò alcune cucchiaiate di minestra prima di accorgersi delle palline di sterco galleggianti in superficie.
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