Alcuni brani:
Di tanto in tanto il signor Rail tornava. Di regola ciò accadeva un certo tempo
dopo che era partito. La qual cosa testimonia l'ordine interiore, psicologico e
si potrebbe dire morale del personaggio. A modo suo il signor Rail amava
l'esattezza. Meno facile da capire era perché lui, di tanto in tanto, partisse.
- Diavolo! Un buco nel tubo... come ho fatto a non pensarci... caro Pehnt, ecco
dov'è l'errore... un buco nel tubo... un piccolo maledetto buco nascosto da qualche
parte, è chiaro... se n'è scappata di lì tutta quella voce... sparita nell'aria...
Pehnt si è alzato il bavero della giacca, tiene le mani sprofondate nelle tasche,
guarda Pekish e sorride.
- Be', sai cosa ti dico? lo troveremo Pehnt... noi troveremo quel buco... abbiamo
ancora una buona mezz'ora di sole, e lo troveremo... in marcia, ragazzo, non ci
faremo fregare così facilmente... no.
E così se ne vanno, Pekish e Pehnt, Pehnt e Pekish, se ne tornano lungo il tubo,
uno a sinistra l'altro a destra, lentamente, scrutando ogni palmo del tubo,
piegati in due, a cercare tutta quella voce perduta, che se uno li vedesse da
lontano potrebbe ben chiedersi cosa diavolo fanno quei due, in mezzo alla campagna,
con gli occhi fissi per terra, passo dopo passo, come insetti, e invece sono uomini,
chissà cos'hanno perso per strisciare in quel modo in mezzo alla campagna, chissà
se lo troveranno mai, sarebbe bello lo trovassero, che almeno una volta, almeno
ogni tanto, in questo dannatissimo mondo, qualcuno che cerca qualcosa avesse in
sorte di trovarla, così, semplicemente, e dicesse l'ho trovata, con un
lievissimo sorriso, l'avevo persa e l'ho trovata - sarebbe poi un niente la
felicità.
La morte più assurda, ma se si vuole anche più puntuale e giusta e responsabile,
la fece Walter Huskisson, il senatore Walter Huskisson. [...] La gente scese dalle
carrozze, e in particolare scese Walter Huskisson dalla sua, che era quella delle
autorità, scese per primo e questa si rivelò essere una circostanza non priva di
importanza visto che appena sceso - per primo, dalla carrozza delle autorità -
fu travolto da uno degli otto treni che procedeva lentamente sul binario di
fianco, non abbastanza lentamente per poter frenare davanti al senatore
Walter Huskisson che, per primo, stava scendendo dalla carrozza delle autorità. [...]
Però arrivò vivo all'ospedale di Liverpool, e lì morì, lì e non prima. Sì che il
giorno dopo, su tutti i giornali, in mezzo alle grandi pagine dedicate alla storica
inaugurazione, comparve sì un trafiletto dedicato alla singolare morte del
senatore Walter Huskisson, ma non sotto il titolo, che non sarebbe parso illogico,
"Senatore maciullato dal treno", ma sotto il titolo, lungimirante,
"Un treno in corsa per salvare il senatore", sotto il quale, con penna
ispirata, il cronista di turno raccontava l'epica corsa contro il tempo, la
formidabile capacità del mostro meccanico di divorare spazio e tempo per riuscire
a portare il corpo rantolante del senatore all'ospedale di Liverpool in sole due
ore e ventitré minuti, infinita prodezza, acrobazia futurista grazie alla quale
al senatore non spettò il destino anemico di crepare con la testa appoggiata
a un sasso, in mezzo alla campagna, ma quello, nobile, di spegnersi in grembo
alla medicina ufficiale in un letto vero e con un tetto sulla testa.
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