Alcuni brani:
«La persecuzione era immaginaria,» disse il Santamaria, « ma il Garrone sapeva di essere riuscito a
metterle quell'idea in testa.»
«Ecco! Ecco! E perciò, in questo senso, c'era davvero qualcosa tra noi, lei capisce? Era davvero
una persecuzione!»
«La nota complicità tra vittima e boia,» disse Massimo.
«Un po' arzigogolato, come movente, ma suggestivo. La limpida signora scopre questo suo sottile legame con un
torbido individuo, e inorridita lo uccide.»
«Cretino. Tu e Vittorio non avete mai capito niente. Per una donna sono cose spiacevoli.»
«E che doveva fare, povero Vittorio, scusa? Sfidare a duello il Garrone?»
«Poteva almeno non ridere sgangheratamente alle mie spalle. Perché lui,» spiegò Anna Carla al Santamaria,
indicando Massimo con disprezzo, «andò subito a ridirlo a mio marito, figurarsi se rinunciava a questa ghiotta
storia da viaggiatore di commercio. E tra tutti e due, non hanno più smesso un momento di perseguitarmi. Altro che
il Garrone!»
Il signor Vollero, benché l'oscurità della sua lunga grotta lo rendesse invisibile dall'esterno, fece istintivamente un
passo indietro. La Dosio lo guardava dritto negli occhi - così pareva - indicando allo stesso tempo al suo amico la
Galleria Vollero, cui lui s'era sempre rifiutato di mettere un'insegna vistosa e volgare. Be', menomale, gli mandava
un cliente. Corretto abito scuro, cravatta sobria, alto, sui quaranta, baffi, aria di chi sa quello che vuole. Un medio
industriale, probabilmente, o un alto funzionario di banca. Menomale, menomale. Perché gli avvocati e i dentisti, i
primari d'ospedale e i commercialisti affermati, s'erano ormai tutti convertiti alla cosiddetta "arte moderna", cioè al
bidonismo internazionale, e si mettevano in casa (pagandoli milioni!) tubi di cemento e latte di benzina, sedie rotte e
rubinetti arrugginiti, fascine, stracci per la polvere e biberon verniciati di giallo. Ci sarebbe stato da ridere, se non
ci fosse stato da piangere.
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