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Vinicio Coletti presenta

Cesária Évora a Roma

Concerto - Cesária Évora - Capo Verde - 2011


Cesária Évora è forse la più nota esponente della musica di Capo Verde, soprattutto come interprete dello stile tradizionale chiamato morna. Ha avuto una vita complessa ed a tratti difficile, dal padre perso all'età di sette anni, all'orfanotrofio in cui finì quando la madre ebbe difficoltà a mantenerla.
Ma è proprio in quell'istituto che Cesária iniziò a cantare, arte che perfezionò intorno ai sedici anni ed in seguito grazie ad uno zio compositore, cosa che la portò in breve al successo, almeno locale.
Problemi di vario genere la portarono però ad interrompere la sua carriera e solo dopo i quarant'anni, ora ne ha quasi settanta, fu riscoperta prima in Portogallo e poi in Francia, divenendo nota anche al pubblico internazionale.
Per capire che è un personaggio notevole, basta guardarla in viso e notare lo sguardo vivo, quasi da ragazza, ma allo stesso tempo pieno di ironia e velato di malinconia. Prima del concerto ho visto su facebook delle foto di lei insieme a Naif Hérin, la cantante valdostana che ha inserito nel suo ultimo album anche una canzone di Cesária tradotta in italiano. Sono sicuro che Naif è qui intorno da qualche parte e mi piacerebbe salutarla, ma è difficile localizzarla, nonostante la sua chioma inconfondibile.
La ragazza del 23 giugno risponde via email che starà via per tutto il mese di agosto, per cui rivendo il solito secondo biglietto - mi sa che presto tornerò a comprarne solo uno per volta, si perde meno tempo - e verso le 22.30 Cesária appare sul palco, con un vestito tradizionale, una fascia sui capelli ed il suo viso ironico. Sembra quasi stupita di vedere tanta gente, anche se ormai dovrebbe esserci abituata, visto il grande successo che ha avuto in molti paesi.
Con cura, fascino e semplicità snocciola le sue canzoni malinconiche e piene di bei ritmi. Penso che Capo Verde deve essere un paese strano ed affascinante, con le sue isole, l'Africa, i portoghesi, le spiagge, la morna... e poi la lingua che parlano, che ha molte differenze con il portoghese di Lisbona o di Rio, persino per il modo in cui è scritta.
Faccio le solite riprese in alta definizione, abbandonando per il momento le velleità tridimensionali, e mi lascio cullare dalla voce di Cesária, dal timbro molto particolare, vellutato, che la rende inconfondibile.
In fondo, cosa c'è di meglio che guardare un concerto pieno di sodade, mentre si è in piena solidão? Così sono contento del momento magico che viene creato dalla voce velata di Cesária sotto il cielo stellato di Roma - e torno a casa felice, pur se sozinho.


24 luglio 2011