In una Roma in crisi per il debito pubblico e con una nuova strategia della tensione alle porte, con bombe che esplodono quando
meno te lo aspetti, un piccolo delinquente di estrema periferia finisce per cadere nel Tevere, per sfuggire all'inseguimento
della polizia.
L'evento avrà conseguenze completamente imprevedibili, perché il contatto con del materiale radioattivo (si sa che nel Tevere c'è
di tutto) gli fornirà dei superpoteri. Non forti come quelli di Superman, ma abbastanza da salvarlo da una pallottola nel torace
e una caduta dal nono piano di un edificio.
Naturalmente Enzo, interpretato da Claudio Santamaria, pensa subito di usare i suoi nuovi poteri a scopo criminale, anche
se in modo maldestro, e così facendo approfondisce la relazione con Alessia, interpretata da Ilenia Pastorelli, una giovane
donna che ha il cervello da bambina, a causa delle molestie subite fin dalla prima infanzia.
Alessia è affascinata dai cartoni animati Jeeg Robot e, visto che confonde la realtà con la fantasia, finisce col
credere che Enzo sia la personificazione dell'uomo d'acciaio giapponese.
Tra alterne vicende e scontri a fuoco tra la banda con cui è in contatto, comandata da Fabio detto lo Zingaro (Luca Marinelli),
e un gruppo di camorristi napoletani guidati da Nunzia (Antonia Truppo), Enzo salva la città da un evento funesto e
fa propria la logica del supereroe positivo.
Ma qui più che la storia contano lo stile e l'ambientazione. Gabriele Mainetti ci mostra la Roma che non appare mai
nelle cartoline, il mondo delle borgate e delle bande criminali, dove tutto è plumbeo e ogni speranza è esclusa, dove
la pura logica della sopravvivenza è l'unica legge conosciuta.
La descrizione di questi ambienti è improntata al massimo realismo, senza che ci venga risparmiata nessuna crudezza e
senza mai fingere che i personaggi possano nascondere un briciolo di umanità.
La recitazione è di buon livello, con la prova più convincente data sicuramente dalla Pastorelli, che riesce non solo a esprimere
tutta la gamma di stati d'animo che può provare una donna-bambina violata fin da piccola, ma anche quel peculiare miscuglio
di pragmatismo e dolcezza, cinismo e ingenuità, che è specifico delle borgate romane.
Molto buona anche la prova di Marinelli, che dà allo Zingaro un carattere esasperato e surreale che ben si adatta allo stile del film,
tanto che in alcune inquadrature sembra il Jocker dei fumetti di Batman. Un supercattivo da manuale, sempre in bilico
tra crudeltà e fragilità.
Bravo anche Santamaria nei panni del novello supereroe, anzi fin troppo bravo e coerente nei panni di un Enzo che non brilla
mai per intelligenza, chiuso in se stesso e senza alcuna speranza nell'umanità. Magari qualche guizzo in più in alcuni
momenti avrebbe giovato.
La presenza di molti spunti e riferimenti è un punto di forza del film, che sembra a tratti un noir alla francese, mentre
altrove è una storia alla "Romanzo criminale", oppure qualcosa un po' alla Pasolini, con dentro anche "Gomorra", canzoni
in stile Renato Zero (ma le cantava Anna Oxa), il mondo degli anime giapponesi, i supereroi alla Superman o Batman e persino un po'
di Taxi Driver, perché per un bel po' di tempo Enzo cerca di salvare Alessia dalle insidie del mondo. E naturalmente, come può non
venire in mente Luc Besson?
Ma i riferimenti non implicano scopiazzature, perché il maggior risultato che Mainetti ha ottenuto è quello di creare uno
stile personale e originale, che viene mantenuto con coerenza per tutta la durata del film.
Se proprio vogliamo cercare dei difetti, qualche piccolo effetto granguignol poteva forse essere evitato e il ritmo
doveva magari essere un po' più uniforme, senza dilungarsi troppo nelle linee narrative laterali. Ma considero
queste critiche del tutto secondarie rispetto al pregio di aver fatto un film ambientato a Roma, crudo, spietato
e surreale, qualcosa che è agli antipodi di tanta filmografia nostrana, cosa tanto più importante se si pensa che il regista
è qui al suo primo lungometraggio.
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