Questa pagina contiene il diario del mio viaggio in Giappone di maggio 2025
2025年5月の日本旅行日記
Il viaggio inizia raggiungendo in autobus la stazione Tiburtina. Ho con me un trolley di media grandezza
e uno zaino. Qui scopro che purtroppo il treno verso Fiumicino non esiste più, quindi devo prendere la metropolitana fino
alla stazione Piramide, collegata con un percorso facilitato alla attigua stazione Ostiense, dove prendo il treno per Fiumicino.
Arrivo comunque circa 2 ore e mezza prima dell'imbarco e quindi ho molto tempo per tutte le pratiche. Al check-in della ITA Airways
non trovo fila e faccio presto con i controlli di sicurezza. Poi c'è una novità per me, visto che finora mi ero sempre mosso
in ambito europeo: controllo semiautomatico del passaporto e riconoscimento facciale.
L'aereo della ITA parte con circa mezz'ora di ritardo, tempo che però recupererà in volo. Sono in classe Premium Economy e questo
comporta maggiori attenzioni da parte del personale.
Cerco di ingannare il tempo guardando un film sullo schermo che ho di fronte a me e cerco anche di dormire, riuscendoci ben poco.
Ci viene portata la cena e la qualità del cibo è sicuramente accettabile.
Seguo sullo schermo anche il percorso dell'aereo, che dopo l'Adriatico sorvola vari paesi balcanici, poi la Turchia, il Caucaso,
il Mar Caspio e alcuni paesi dell'Asia centrale. Non ero mai stato così lontano da casa e la giornata termina, almeno secondo l'ora
di Roma, mentre stiamo sorvolando la Cina.
L'aereo ITA arriva in orario a Tokyo, alle 10.30 del mattino (che per me sono le 3.30, visto che ci sono 7 ore di
differenza per il fuso orario), dopo aver sorvolato il Mar Giallo, la Corea del Sud e il Mar del Giappone. Ho dormito poco o niente,
ma nonostante ciò mi sento abbastanza bene e anzi eccitato dall'essere finalmente arrivato in Giappone.
Sull'aereo ci avevano dato il modulo doganale da riempire, ma bisogna passare prima per il controllo passaporti, semiautomatico
e che prevede anche la lettura delle impronte digitali dei due diti indice, e poi il settore immigrazione, con riempimento di un
altro modulo. Si consegna infine anche il modulo doganale, viene posto sul passaporto il bollino d'ingresso con data e si può infine
procedere con il ritiro bagagli.
Prendo il mio trolley e posso quindi lasciare l'aeroporto e andare in albergo. Prima, però, compro ad una macchinetta automatica la carta
chip "Welcome Suica", pagando con carta di credito 10.000 yen (circa 65 euro). Questa carta, di cui parlerò in dettaglio nel
paragrafo consigli, permette di viaggiare senza problemi su tutti i sistemi di trasporto locale di Tokyo e del Giappone e funziona come una
carta prepagata.
Per arrivare in albergo avevo pensato di prendere il Limousine Bus, un autobus, per niente costoso, che porta direttamente in città,
anche perché ora un po' di stanchezza si fa sentire. Ma, non so bene perché, forse per la carta appena comprata, mi avvio verso il sistema
dei trasporti pubblici.
Prendo la linea Keikyu, che va da Haneda a Tokyo Shinagawa. Tutte le scritte a bordo sono in giapponese e fatico a
capire se sono sul treno giusto. Provo a chiedere, ma mi confondo ancora di più. Per cui scendo e chiedo ancora, così aspetto il treno
successivo. Quello che avevo preso io andava verso Yokohama... Alla fine arrivo a Shinagawa e prendo la linea JR Yamanote,
arrivo a Shinjuku e passo sulla linea M della metropolitana e finalmente scendo a due passi dal mio hotel. Visti tutti i trasbordi
ed i tratti senza scale mobili, rimpiango davvero di non aver preso il Limousine Bus...
Sono le 13 e non posso fare il check-in, per cui lascio il trolley in deposito in hotel e cerco un posto dove mangiare.
Trovo un ristorante che sembra simpatico, dove il cibo si ordina da un tablet messo sul tavolo e viene consegnato da un carrello-robot
che arriva al tuo tavolo. Oltretutto, per un pasto completo, anche con carne, riso e bevande a piacere, spendo meno di 12 euro, il che
mi fa capire come con il cambio attuale il Giappone non sia per niente costoso.
Torno poi in hotel, faccio il check-in e riposo un bel po', anche perché la giornata è piovosa e non è il caso di andare a visitare il
parco di Shinjuku, come avevo programmato.
Scopro anche che il WC dell'hotel ha la ciambella riscaldata e che premendo un pulsante ti fa anche automaticamente il bidet!
Scoprirò poi che tutti i WC in Giappone sono così, persino nei bagni pubblici e sui treni.
Mi alzo abbastanza presto ed esco verso le 8.30 dall'hotel. Faccio colazione in un bar dentro la metropolitana e
raggiungo lo Shinjuku Gyoen, ovvero i giardini di Shinjuku. Bisogna comprare un biglietto per entrare, ma la giornata è bella
e soleggiata, cosa che esalta ancora di più la bellezza di questo parco, pieno di laghi, pagode, piccoli ponti in legno e panorami
meravigliosi, con ogni tanto sullo sfondo i grattacieli della città. Alla fine del mio percorso c'è anche un roseto e molte persone
osservano i fiori e li fotografano, una delle passioni dei giapponesi.
Uscito dal parco, prendo di nuovo la metropolitana M e raggiungo lo East Garden del Palazzo Imperiale. L'imperatore vive
qui ed è facile da visitare solo il Giardino Orientale. Anche questo parco è molto bello e su una piccola altura ci sono i resti
di un antico castello.
Con un paio di linee di metro, ma poche fermate, arrivo poi al Senso-ji, il più grande e antico tempio buddista del Giappone,
nonché principale attrazione di Tokyo. Appena arrivato, però, vado a pranzo, con piccola fila, in una izakaya (osteria) di
cui avevo letto un gran bene su un sito (ne parlerò nei consigli).
Percorro poi l'animata Nakamise-dori, il viale che conduce al tempio, pieno di negozi di cibo, souvenir e oggetti di artigianato.
Il tempio è molto grande e i fedeli buddisti bruciano dei bastoncini di incenso in un grande braciere, spostando poi verso di
loro il fumo che esce. Compro anche una predizione del mio futuro, che sembra abbastanza buona, per cui la conservo.
Salgo poi nel tempio vero e proprio, dove i fedeli pregano davanti alla statua di Buddha e lanciano monetine in grandi cassoni,
in offerta.
C'è anche una bellissima pagoda a 5 piani e varie altre statue e pagode più piccole.
Lascio il Senso-ji nel tardo pomeriggio e con poche fermate di metro raggiungo il Tokyo Skytree. Questa torre è di costruzione recente,
è alta 634 metri ed è l'edificio più alto di tutto il Giappone, nonché il terzo più alto del mondo.
Degli ascensori rapidi, ma fluidi e comodissimi, mi portano in un lampo alla prima piattaforma, a 340 metri di quota. Già da qui il panorama
è incredibilmente ampio. Dopo un po' riprendo l'ascensore e salgo alla piattaforma più alta, a 450 metri. Qui davvero tutta l'area
metropolitana Tokyo-Yokohama è ai miei piedi. È la più grande area metropolitana del mondo, con, secondo Wikipedia, ben 37 milioni
di abitanti, in un'area estesa quanto la regione Campania. La vista lascia letteralmente senza fiato.
Ceno a 340 metri di altezza, poi mi avvio verso l'hotel, piuttosto stanco per tutte le peregrinazioni della giornata.
Stamattina mi sveglio più tardi ed esco con calma, per recuperare un po' dalla stanchezza del giorno prima.
Faccio colazione in hotel e poi raggiungo il Meiji-jingu. È un grande santuario scintoista, dedicato
all'imperatore Meiji e alla sua consorte, i cui spiriti aleggiano nell'area. Questo imperatore è molto importante storicamente,
perché favorì la modernizzazione e l'industrializzazione del paese.
Lascio i miei desideri scritti su una tavoletta votiva in legno, visito il santuario, che ha davanti un grande piazzale e poi
per andare via percorro il bosco che circonda la zona. È davvero surreale passeggiare per questi sentieri, in un bosco fitto
dove si sentono solo gli uccelli e le fronde, sapendo di essere nella più grande area metropolitana del mondo...
Proseguo poi per Shibuya. Nel palazzo della stazione ci sono molti stand che vendono cibo appetitoso e a buon mercato, ma io
vado a cercare un ristorante in un piano alto, dove provo lo shabu-shabu, una specialità che consiste in sottili fette di carne
cruda, che l'avventore cuoce lui stesso immergendole in una pentola piena di una specie di brodo bollente.
Dopo aver pranzato scendo nella piazza e mi faccio una foto ricordo davanti alla statua del cane Hachiko, famoso per aver
aspettato per anni in strada il suo padrone che era deceduto. Vedo anche il famoso incrocio pedonale, dove quando scatta il
verde immense masse di persone si muovono in tutte le direzioni.
Torno poi in hotel, riposo un po', poi esco per cenare in una vicina izakaya, dove una giovane cuoca cuoce la carne di fronte
a me, in padelle che sembrano andare a fuoco. Un'altra bella cenetta giapponese, per niente costosa!
Raggiungo verso le 8.30 la stazione di Shinjuku e prendo il treno, già prenotato in anticipo, per arrivare a
Kawaguchiko, ovvero il lago Kawaguchi, uno dei cinque laghi presenti nella zona dal Monte Fuji. Il treno non è
certo alta velocità e impiega due ore per arrivare.
La stazione è in leggera altura e già da lì si scorge maestosa la sagoma del Fujisan, con la cima ricoperta di neve.
Prendo poi un autobus e arrivo vicino al lago. Faccio qualche foto e una passeggiata, poi un nuovo bus verso un museo chiamato
Foresta Musicale. Il museo risulta chiuso, ma la zona è comunque molto bella, perché è sul bordo del lago e con il monte Fuji
visibile sullo sfondo.
Essendo ora di pranzo, vado nel locale scelto in precedenza ed il cibo è davvero squisito. Ordino la specialità della zona, una specie
di udon, ovvero pasta molto spessa e cotta in brodo con carne e verdure. C'è anche riso e l'ambiente è piuttosto tradizionale,
con la gentilezza sempre presente. E alla fine non spendo molto!
Riprendo poi il bus e raggiungo il suo capolinea, dove si trova il Parco Oishi, un orto botanico molto bello sulle rive del lago.
Ci sono anche negozi di souvenir, bar e gelaterie.
Più tardi prendo di nuovo il bus fino all'altro capolinea, ovvero la stazione ferroviaria di Kawaguchiko, da dove prendo il treno
per Shinjuku. Tornato a Tokyo, passeggio nel quartiere di Kabukicho, la zona dei divertimenti serali e notturni, l'unica
in cui bisogna fare un po' attenzione, stando alla Lonely Planet.
Cerco un posto dove cenare, ma in molti ci sono lunghe file, per cui alla fine salgo in un ristorante dove fanno il sukiyaki,
che è abbastanza simile allo shabu-shabu, ma con diversi sapori e spezie. Alla fine torno in hotel per la notte.
È arrivato il momento di lasciare Tokyo. Raggiungo a metà mattina, evitando così la folla mattutina, la
stazione di Tokyo centrale, con la solita linea M. Prendo un treno shinkansen, alta velocità, della linea Hokuriku e
in due ore e mezza arrivo a Kanazawa, città molto vicina alla costa occidentale, sul Mar del Giappone. L'hotel è vicino
alla bella stazione ferroviaria, dove faccio un pranzo leggero.
Noto subito come qui il clima sia molto diverso da Tokyo, visto che è tutto sereno e fa davvero caldo.
Prendo poi un loop bus, sempre pagando con la fida Welcome Suica, e raggiungo il Castello di Kanazawa, una bella residenza
nobiliare con annessi degli affascinanti giardini.
Più tardi mi sposto a piedi di poco e visito il Kenroku-en, uno dei giardini di interesse storico del Giappone, che in effetti
è molto bello. Passeggio a lungo per i viali ed i ponti che costeggiano laghi e ruscelli, facendo anche un selfie con delle ragazze
vestite nei kimono tradizionali.
Verso sera torno vicino l'hotel, ceno e vado a dormire.
Questa mattina proseguo la visita di Kanazawa. Raggiungo prima in bus il mercato di Omi-cho, che è un
grande mercato coperto dove si vende soprattutto il pesce, pescato nella vicina costa. I prezzi sono davvero ottimi, con il pesce
fresco in vendita dai 6 ai 12 euro al kg! Unico prodotto caro, i granchi, degli enormi granchi dal carapace anche di oltre
mezzo metro, che costano dagli 80 ai 160 euro al kg (almeno da quanto ho capito dai cartelli in giapponese; se fosse a pezzo, sarebbe
economico anche questo).
Mangio anche delle capesante, che vengono cotte al momento, e faccio foto e video.
Poi mi sposto di poco a piedi e visito l'Oyama-jinja, il santuario shintoista di Oyama, dove regna una pace surreale.
Lascio il santuario scendendo una lunga scalinata e torno dalle parti del castello, per visitare delle zone non viste il giorno prima,
poi vado a pranzare in una vicina izakaya, segnalata dalle guide. È qui che mangio finalmente il sushi, preparato di fronte
a me e messo su una grande ciotola di riso.
Vado a riposarmi un po' in un bar Starbucks, dove noto che incredibilmente ci sono delle studentesse sedute ai tavoli che
fanno i compiti di scuola. Noterò in tutto il viaggio che qui i bambini sono abituati ad essere indipendenti fin da piccoli e
si muovono, da soli o in gruppo, per tutta la città, anche perché il paese è sicuro e nessuno dà loro fastidio.
Vado poi in autobus nel quartiere dei samurai, dove ci sono case tradizionali e residenze visitabili. Mi fermo in un centro
accoglienza turisti e chiacchiero un po' in inglese con una donna dello staff. Poi entro, togliendomi le scarpe, nella casa di un
samurai, con i pavimenti in tatami e le pareti in legno sottile. All'interno c'è anche un piccolo giardino giapponese,
con tanto di laghetto, carpe e piccolo ruscello.
Cerco poi di raggiungere il Museo della Foglia d'Oro, una lavorazione tipica di Kanazawa, ma, per un cambio nel tragitto del bus,
scendo dove non c'è nulla e vedo sul navigatore che sono a 1,2 km dal museo. Mi passa davanti un taxi e lo prendo al volo. La ragazza
che guida non capisce l'inglese e mi passa il suo iPhone con il traduttore. Mi porta al museo e spendo per la corsa solo euro 3,50.
Il museo è interessante, ma non è molto grande, per cui questo sito si poteva anche saltare...
Raggiungo poi a piedi il vicino quartiere di Higashi Chaya, noto per essere il quartiere delle geisha, che qui chiamano
geiko. Ci sono viali costeggiati da caseggiati in legno, che ospitano case da tè e le vecchie residenze delle geiko.
Ci sono anche molti negozi di ricordini, izakaya e gelaterie. In una di queste, mangio un gelato con sopra foglie d'oro. Non so se
vere, ma potrebbe essere, visto che le fanno con uno spessore di 0,05 mm (50 micron).
È ormai sera, prendo il loop bus e torno vicino al mio hotel, vado a cenare e poi torno in hotel per la notte.
Al mattino lascio Kanazawa, prendendo un treno Hokuriku shinkansen che mi porta fino a Tsuruga,
dove ho 15 minuti per passare su un treno Thunderbird. Con circa due ore complessive arrivo così a Kyoto.
Qui ho prenotato l'abergo più bello di questo viaggio, grazie ad un'offerta favorevole sul sito di prenotazione. È relativamente
costoso, ma meno di quanto costerebbe un hotel simile in Europa. Si trova ad un passo dalla stazione, è enorme e pieno di servizi e
poi, soprattutto, la stanza è molto grande, forse 40 metri quadri, ben arredata e confortevole.
Lascio in deposito il trolley alla reception dell'hotel e prendo subito la metropolitana per andare a visitare il
Nijō-jō, ovvero il Castello di Kyoto.
All'interno c'è anche la residenza Nomura e poi un ampio parco con giardino giapponese e lunghi viali. Incontro anche dei
turisti italiani e poi verso la fine mi fermo e mangio varie cose comprate (oggi pranzo al sacco).
Prendo poi un autobus e raggiungo il Kinkaku-ji, detto anche Padiglione d'Oro, un tempio buddista.
Il padiglione è ricoperto di lamine d'oro ed il suo colore giallo spicca nella fitta vegetazione che lo circonda. Si segue un
percorso pieno di fascino, che passa intorno al Padiglione, permettendo così di osservarlo da vari punti di vista.
Uscito dal Padiglione faccio poche fermate di bus e un tratto a piedi per visitare il santuario scintoista di
Kitano Tenmangu, anche questo molto interessante.
Prendo poi un autobus per tornare in hotel e ci vuole quasi un'ora di viaggio... Se non si può prendere la metropolitana,
spostarsi a Kyoto richiede tempo.
Dopo aver riposato un po' in hotel, esco per cenare e trovo un buon ristorante in uno dei grattacieli vicino la stazione.
Ceno così con vista sulla torre di Kyoto e con cameriera in kimono, altra bella cena da ricordare.
Torno infine in hotel per la notte.
Oggi è una giornata molto piovosa, ma esco lo stesso, con ombrello, e raggiungo in autobus il
tempio buddista Kiyomizu-dera. Il tempio è in leggera altura e quindi bisogna salire un po', incontrando nel percorso anche
una spettacolare pagoda a più piani.
Nel tempio c'è un edificio principale, alcuni altri più piccoli e poi un'ampia terrazza, tutta in legno e sostenuta da
piloni ad incastro vecchi di molti secoli. Da qui si gode anche un panorama su Kyoto, nonostante la pioggia e la leggera foschia.
Quando esco dal tempio è più o meno ora di pranzo e trovo proprio lì vicino un ristorante che sembra buono. Faccio una piccola fila,
poi entro e mangio molto bene, come sempre spendendo relativamente poco.
Dopo pranzo prendo un autobus per poche fermate e raggiungo il quartiere di Gion, mentre ormai ha smesso di piovere. Per prima
cosa visito il santuario scintoista di Yakasa, ampio ed affascinante, poi passeggio per Gion, quartiere attraversato dal
fiume Kamo e fatto di stretti e lunghi viali, circondati da abitazioni tradizionali, con sale da tè e izakaya. Una zona
decisamente affascinante.
Prendo poi la metro e quindi un treno della linea Keifuku diretto ad Arashiyama, un quartiere periferico attraversato
dal fiume Katsura.
Qui vado a visitare il Tenryū-ji, un tempio del buddismo zen, davvero molto bello. Cerco poi di capire come
raggiungere la foresta di bambù, ma non trovo un percorso. Vedo un taxi, ma la ragazza alla guida incredibilmente
non capisce la destinazione, che è vicina e persino molto nota... Cammino un po' e vedo un altro taxi, che questa volta capisce
subito e mi porta in poco tempo alla foresta, che è molto fitta e costituita da alberi di bambù alti circa 20 metri. È
davvero molto affascinante passeggiare in questa foresta e faccio foto e video.
Raggiungo poi a piedi la vicinissima stazione di Torokko Arashiyama, dove dovrebbe esserci il treno per tornare in centro, ma la stazione
è chiusa... Passa un altro taxi e lo prendo, insieme a tre ragazzi australiani con cui avevo iniziato a chiacchierare. Dividiamo
la corsa fino alla stazione JR Arashiyama e anzi alla fine decidono di pagare solo loro. Da qui un treno mi riporta direttamente
alla stazione di Kyoto e quindi al mio hotel.
Dopo un po' di riposo, esco per andare in una vicina lavanderia. Durante l'attesa chiacchiero con degli italiani che
stanno facendo un viaggio di un mese in Giappone. Vado poi a cena e torno infine in hotel per la notte.
Al mattino scendo nella vicina stazione centrale di Kyoto e prendo un treno della linea Kintetsu per
Nara, anche questo già prenotato e pagato prima di partire dall'Italia. In soli 35 minuti arrivo in quella che fu
la prima capitale del Giappone.
Mi incammino fuori dalla stazione e, tra tanti turisti, inizio ad incontrare gli abitanti più interessanti della città,
i cervi sacri di Nara. Vivono qui da secoli e girano liberi per la città, concentrandosi nel grande parco dove sono
i templi buddisti. In molti negozi vendono i biscotti che è possibile offire ai cervi (10 biscotti per 200 ¥, circa
€ 1,30). Non appena i cervi vedono che hai i biscotti, ovviamente non dolci e fatti apposta per loro, si avvicinano
e se non li dai subito ti mordicchiano i pantaloni per chiederli. Ho comprato i biscotti e li ho dati nella mano a vari cervi
che si sono avvicinati. Che esperienza fantastica!
Più tardi, mentre mi avvicinavo ai templi, un cervo deve aver sentito l'odore dei biscotti nella mia mano sinistra e... me
l'ha leccata tutta! Bleah... Ma che divertimento!
Superando cervi e turisti arrivo al tempio buddista del Tōdai-ji. L'area del tempio è enorme e c'è un grande
tori (portale) di ingresso. Nel tempio vero e proprio è presente una enorme statua del Buddha in bronzo, la
più grande esistente al mondo fatta in questo materiale. Poi altre statue più piccole, bracieri e tante altre cose.
Delle persone, soprattutto ragazzi, passano ritualmente in un foro praticato in uno dei pilastri di sostegno.
Subito fuori il tempio, c'è la statua di Pindola, una specie di maga buddista. La leggenda dice che se si strofina
la statua e poi una parte del proprio corpo, quella parte guarisce. E faccio anche questo, hai visto mai...
Subito dopo visito il Museo del Tōdai-ji, piuttosto interessante.
Cerco un posto dove pranzare e alla fine vado nel ristorante di un hotel, che risulta buono e conveniente.
Dopo pranzo mi riposo un po' nel parco, con vari cervi che girano nei pressi, poi vado a visitare il Museo Nazionale
di Nara, anche questo decisamente interessante. Nara fu non solo la prima capitale, ma anche il centro di diffusione della
cultura buddista in Giappone, che fu importata dalla Cina, molti secoli fa.
Vado poi a visitare un altro tempio buddista, il Kōfuku-ji, anche questo molto interessante, e da lì mi
incammino verso la stazione Kintetsu-Nara. Lungo il percorso trovo una zona commerciale ricchissima di negozi, bar
e ristoranti e passeggio un po'.
Ormai è sera, prendo il treno e in 35 minuti sono di nuovo a Kyoto e nel mio hotel.
Più tardi esco per cenare e stavolta vado un po' a caso e mi accodo fuori da una izakaya, dove vedo un po' di fila.
Ne viene fuori una nuova bella cena, sempre a prezzo modico.
Oggi lascio Kyoto, prendendo un treno Thunderbird che in forse 30 minuti mi porta
alla stazione centrale di Osaka. Da lì mi bastano poche fermate di metropolitana per arrivare a Namba,
quello che dicono sia uno dei quartieri più animati della città.
Per arrivare nel mio hotel devo camminare qualche centinaio di metri. Lascio come al solito il trolley in deposito e
riprendo subito la metro per arrivare vicino al Castello di Osaka (Ōsaka-jō).
All'inizio c'è una bella vista sulle mura esterne e sul largo fossato pieno d'acqua. Poi c'è un altro fossato più interno,
che delimita una zona dove sono presenti vari edifici, tra cui quello del museo, con anche dei bar e negozi di
ricordini. E poi, in fondo, c'è l'edificio del castello vero e proprio.
I castelli giapponesi non sono come quelli europei, con merli e torri, ma assomigliano a delle grandi pagode a più
piani. In questo castello c'è un ascensore con cui si può salire fino al quinto piano, da cui si prosegue sulle scale
fino all'ottavo piano. Da qui c'è una vista molto ampia sulla città e sul sottostante grande giardino che circonda
il castello. Questa è un po' una sorpresa, perché il castello dal basso non sembrava così alto.
Poi riscendo con le scale, unico mezzo, fino al piano terra, visitando le esposizioni presenti ad ogni piano.
Vado poi a mangiare qualcosa in un bar del museo e provo le takoyaki, polpette morbide a base di polpo, una
delle specialità di Osaka, città molto apprezzata dai giapponesi per la sua gastronomia.
Riprendo la metro e torno in hotel, dove faccio il check-in poi riposo un bel po' nella mia stanza, questa volta
abbastanza piccola, più o meno come a Tokyo, ma dotata di tutti i comfort.
Verso sera esco e vado nel vicino quartiere di Dotombori, molto animato, con musicisti di strada,
ristoranti, izakaya e molta gente per le strade. Entro alla fine in un locale e mangio bene, con dei cibi
preparati di fronte a me, ma ad un prezzo un po' più alto del solito. Posso dire a posteriori che solo ad
Osaka ho trovato questo tipo di ristorante un po' pretenzioso, in tutte le altre città non c'erano.
Dopo cena passeggio nella lunghissima galleria commerciale coperta di Shin Saibashi Suji, piena di
gente e di negozi. È talmente lunga, vari km, che non riesco a percorrerla tutta e, arrivato ad una
fermata della metro, la uso per tornare in hotel e andare a dormire.
Al mattino faccio colazione in hotel, nel loro ristorante al quarantesimo piano, con vista
sulla città.
Poi esco e raggiungo in metro il quartiere di Umeda, dove visito dei centri commerciali, non avendo
voglia di camminare molto e di andare alla ricerca della zona più tradizionale. Dall'hotel ero uscito verso
le 10 e ci vuole poco ad arrivare all'ora di pranzo, che faccio in un caffè all'interno di uno di questi
grattacieli.
Poi mi viene l'idea di vedere un importante sito, il tempio scintoista Sumiyoshi Taisha. Ma, complice
una quasi omonimia, localizzo sulla mappa e poi raggiungo un altro tempio Sumiyoshi, molto piccolo e
poco importante. Oltretutto il sito è praticamente in mezzo al nulla e se all'andata ho trovato un taxi che
mi ci ha portato dalla fermata metro, al ritorno devo farmi oltre un km a piedi e sotto il sole... Diciamo
che in questo viaggio questo è l'errore più grande che ho fatto.
Raggiunta la metro, raggiungo la fermata Tennoji e vado a visitare la torre Abeno Harukas.
È la classica città verticale giapponese, con negozi di tutti i tipi, dal sofisticato al casareccio,
e poi al sedicesimo piano e mi pare anche al diciannovesimo, ha due giardini pensili molto belli, dove
si può stare in panchina sotto gli alberi, con tutta la città sotto.
Pago poi un biglietto di 2000 ¥ (oltre 13 euro, un po' esagerato...) per prendere l'ascensore che porta
sulla cima della torre, al quarantesimo piano. Qui, a 300 metri di quota, si vede tutta Osaka, compresa la
sua baia, mentre il sole volge al tramonto. Faccio anche una video telefonata ai miei parenti in Italia,
mostrando loro in diretta il panorama di Osaka.
Poco dopo il tramonto, quando la città inizia ad illuminarsi delle sue tanti luci colorate, torno nella zona
del mio hotel e vado a cena in un ristorante di Dotombori che sembra buono. Anche qui, però, tante
vanterie e sostanza fino ad un certo punto, per la cena più costosa di questo viaggio...
Torno poi in hotel per la notte.
Prima di partire dall'Italia avevo comprato online il biglietto per la Expo 2025, ovvero
la Esposizione Universale di Osaka 2025.
Al mattino quindi, dopo la solita colazione panoramica, prendo due linee di metro ed arrivo al capolinea della
linea Chuo, sull'isola artificiale di Yumeshima (isola dei sogni). È qui che si trova la
Expo e nel grandissimo piazzale di ingresso c'è una folla immensa di persone. Grazie al biglietto già comprato
la fila non è molto lunga e serve solo per i controlli di sicurezza, tipo aeroporto.
L'area pincipale dell'Expo è circondata da un anello in legno, alto 20 metri e con un diametro di
quasi 650 metri. L'anello, lungo oltre 2 km, è la più grande struttura in legno che sia mai stata costruita
nel mondo, quasi tutta in legno giapponese. Si può salire sull'anello con scale, scale mobili e ascensori ed è
stato molto bello passeggiare lassù, vedendo da un lato i padiglioni dell'Expo e dall'altro il mare.
Ho iniziato a vedere i vari padiglioni, ma è stato più semplice visitare quelli più piccoli, raggruppati
in vari capannoni, che quelli più grandi e importanti, dove per entrare c'erano sempre file chilometriche.
Tra i padiglioni grandi ricordo quello degli Emirati Arabi Uniti, poi quello della Malaysia, bellissimo
e con persone gentilissime, tanto quanto nel padiglione comune di Lettonia e Lituania. Tra quelli piccoli,
tanti paesi africani (un saluto alla bellissima standista della Costa d'Avorio, con cui ho parlato
a lungo in francese) e asiatici. E c'era anche San Marino, davanti al cui stand ho aiutato lo staff,
per un bambino francese che si era perso, parlandogli in francese per farmi dire i nomi dei genitori, che per fortuna
sono arrivati presto, anche se lui non sembrava per nulla sollevato.
Ho pranzato in uno dei punti di ristoro dell'Expo ed ho poi localizzato il padiglione dell'Italia, che
mostrava una sagoma stilizzata del Colosseo. Davanti una fila immensa di visitatori, soprattutto giapponesi,
pronti a visitare il padiglione e anche ad assaggiare le varie specialità italiane, che erano in vendita,
dal caffè espresso, ai tortellini emiliani alle arancine siciliane. La curiosità per l'Italia era molto grande!
Non sono riuscito ad entrare, ma lì davanti ho assistito a vari incontri di scherma tra vari
sciabolatori italiani e giapponesi, anche delle paralimpiadi. Tra gli italiani erano presenti Daniele Stirpe
e Rossella Gregorio ed è stato emozionante seguire le loro gare da pochi metri di distanza.
Tra tanto cammino e visite, ero abbastanza stanco. Ho cenato abbastanza presto in un altro punto ristoro e poi
mi sono avviato verso sera verso la metropolitana, che mi ha riportato al mio hotel.
Questa è stata la mia ultima sera in Giappone, per cui ho controllato la valigia e lo zaino e preparato i
bagagli, in modo da non perdere tempo la mattina dopo. E sono andato a dormire abbastanza presto.
È arrivato il momento della partenza!
Inizialmente avevo pensato di tornare a Tokyo la sera prima del volo, poi ho deciso per un viaggio mattutino
in treno. Conosco il percorso con la metro, cosa che richiede anche un po' di cammino con il trolley. Ma quando
esco dall'hotel, dopo un rapido check-out, vedo che lì davanti c'è un taxi in attesa, nonostante l'ora antelucana.
Perché faticare? Prendo subito questo taxi che in 20 minuti e con circa 20 euro mi porta alla stazione di
Shin-Osaka, attraversando una città quasi vuota, anche se un po' di traffico c'è comunque.
Arrivato alla stazione con largo anticipo, faccio colazione in uno dei pochi locali aperti e poi rintraccio
il binario da cui partirà il treno shinkansen diretto a Tokyo.
Il treno Nozomi (i più veloci) arriva sul binario pochi minuti prima della partenza, così entro subito e mi
siedo nel posto prenotato. Il treno vola a quasi 350 km/h nella campagna giapponese e si ferma a Kyoto, poi
a Nagoya ed a Shin-Yokohama, per giungere infine a Tokyo. Prima di giungere a Tokyo centrale, ferma
a Tokyo Shinagawa, che è la stazione dove scendo, la più vicina all'aeroporto di Haneda.
Qui so già quale linea prendere, la Keikyu, che in 15 minuti porta all'aeroporto, anche se bisogna aspettare
che parta il treno giusto. Per pagare, uso la solita Welcome Suica, quindi non perdo tempo con i biglietti.
Arrivo così in aeroporto circa due ore e mezza prima della partenza, il che mi consente di sbrigare tutte le
pratiche di imbarco con una certa calma. Allo sportello di ITA c'è questa volta una lunga fila, ma mi sbrigo
in circa mezz'ora. Poi i controlli di sicurezza e il passaggio alla dogana, per poi procedere verso il gate di imbarco.
Visto che sono rimasti poco meno di 1300 ¥ sulla Suica, la uso per comprare un ultimo piccolo souvenir e
una bibita fresca. Vicino al gate di ITA vendono anche waffle e bibite e mangio qualcosa anche qui, con la carta
di credito.
Poi aspetto con calma l'imbarco, che avviene in orario. Questa volta viaggio in classe Economy e quindi lo
spazio sedile è meno ampio, ma comunque comodo. Il sistema video è lo stesso dell'andata, quindi lo uso per seguire
il tragitto dell'aereo e per vedere dei film. Ne vedo ben tre! Anche perché il viaggio di ritorno dovrebbe durare
14 ore e 45 minuti. Il cibo è meno vario che in Premium, ma comunque accettabile.
Provo anche a dormire e questa volta ci riesco forse per un'ora o due.
L'aereo atterra a Fiumicino dopo un volo di 14 ore e 10 minuti. A Tokyo sono le 3.10 di notte, ma qui a Roma
sono le 20.10. Solita trafila per controllo passaporti e riconoscimento facciale, poi una ventina di minuti per
i bagagli.
Essendo abbastanza stanco, prendo un taxi all'uscita dell'aeroporto, che mi costa 65 euro fino a casa, con il tassista
che procede lentamente anche quando la strada è tutta libera.
Quando arrivo a casa, ho già nostalgia del Giappone...
Prima di prenotare il volo ho cercato informazioni su internet ed ho trovato lamentele di ogni tipo sul
volo Roma-Tokyo di ITA, specie su YouTube. C'era chi si lamentava della scarsa attenzione del personale, chi della qualità
del cibo, chi dei posti angusti, chi dell'assenza di cibo per canguri...
Dico la verità, nella mia esperienza non ho notato niente di tutto questo. Il personale si è sempre mostrato gentile e
disponibile, il cibo è stato di qualità sufficiente ed i posti sufficientemente comodi. Ovviamente in Premium Economy
si ha un po' più spazio, maggiori attenzioni e cibo migliore, ma anche in Economy non ci sono grandi problemi, considerando
che non siamo in albergo, ma su un volo intercontinentale.
Oltretutto questo è l'unico volo senza scalo da Roma a Tokyo e aggiungere scali allungherebbe ulteriormente un volo che è
già di per sé molto lungo.
Al ritorno forse ho sbagliato a non accettare un'offerta per passare in classe Business per poche centinaia di euro,
vuol dire che sarà per la prossima volta, così avrò provato tutte le classi di volo.
Insomma, se dall'Italia centrale e meridionale volete andare in Giappone, non posso che consigliare il volo diretto Roma-Tokyo di
ITA Airways.
Per entrare in Giappone serve un passaporto che sia valido per tutto il periodo di permanenza, ma non serve
nessun visto.
L'ingresso a scopo turistico permette la permanenza in Giappone per un massimo di 90 giorni.
Alla dogana bisogna dichiarare oggetti di valore e somme in contanti che superino 1 milione di yen (circa 6500 euro). Ma
oggetti di uso personale come computer, macchine fotografiche, telefonini, ecc. non vanno dichiarati. Quindi per un normale
turista l'ingresso è molto semplice. Basta compilare due moduli, uno doganale e l'altro per l'immigrazione, e scansionare
alle apposite macchinette il proprio passaporto e le impronte dei due diti indice. Comunque c'è del personale che assiste,
se si hanno difficoltà in queste procedure. Attenzione che nel modulo di immigrazione bisogna indicare il primo indirizzo
in Giappone, quindi meglio scrivere su un foglio in anticipo l'indirizzo del primo hotel dove andremo.
Sul passaporto viene apposto un visto con la data di ingresso ed esso deve essere sempre portato con sé, non si può
lasciare in albergo. A me nessuno ha mai chiesto i documenti, ma se succede e non si ha il passaporto, sono guai seri.
Spesso le carte di credito italiane sono abilitate inizialmente solo per l'Europa, quindi ricordiamoci
di abilitarle per tutto il mondo prima di partire e verifichiamo il plafond, per capire se basterà a coprire le spese del
viaggio. Le potremo usare quasi dappertutto e sono ovviamente molto comode, anche perché in Giappone la mancia non si dà
e quindi pagheremo sempre esattamente quanto c'è scritto sullo scontrino del ristorante o del taxi o del negozio.
Attenzione però che, quando meno ce lo aspettiamo, persino in luoghi istituzionali, capita di trovare un cartello con su
scritto "Cash Only" e quindi lì si potrà pagare solo in contanti. Quindi conviene portarsi almeno un po' di yen in
contanti. Nella mia esperienza bastano forse 150-200 euro (24000-32000 ¥) a persona per settimana, giusto per quei casi
in cui non potremo usare la carta di credito. O anche più, se vi piacciono i contanti, tanto il totale delle spese resta
lo stesso.
Gli yen conviene prenderli in Italia prima di partire, nella propria banca. In genere in questo modo si minimizzano le
commissioni o altri balzelli dei cambiavalute.
La corrente elettrica in Giappone è a 100 Volt, a 50 Hz o 60 Hz, a seconda della zona.
Questo sembra un grande problema, ma se guardate il caricatore del telefonino e gli alimentatori di computer, macchine
fotografiche, ecc. noterete che praticamente sempre nella targhetta c'è scritto: "100-240 V 50-60 Hz". Se è così
l'apparecchio funzionerà in Giappone altrettanto bene che in Italia. Ma guardate le targhette prima di partire!
L'unica cosa davvero diversa è la forma della spina elettrica. La spina italiana più classica è quella "piccola
a due pin", nota internazionalmente come "Tipo C", mentre in Giappone, come negli USA, si utilizza il "Tipo A", due
sottili lamine parallele.
Mi è bastato comprare su Amazon a due spicci un pacchetto di 5 adattatori ed ho potuto attaccare alle prese giapponesi
tutti gli apparecchi che avevo con me (computer, macchina fotografica, telecamera e telefonino). Questi adattatori
accettano anche il "Tipo L", la spina italiana a 3 contatti. Problema risolto.
Da notare che in vari alberghi c'erano anche prese USB, per cui in quel caso neanche serve il caricatore.
Posto che oggi viaggiare senza connessione dati è davvero scomodo, esistono almeno tre diversi modi per
potersi connettere a internet dal telefonino in Giappone.
Il primo modo è comprare una SIM giapponese. Ci sono molte società che le vendono, anche con offerte a tempo limitato,
ottime per i turisti. In qualche caso c'è anche la connessione illimitata, ottima per chi usa molto i social. Ma bisogna
verificare la compatibilità del proprio telefonino.
Il secondo modo è comprare una eSIM online prima di partire. È un codice che si scarica e che poi funziona esattamente
come una SIM. Ci sono varie società e tutta una gamma di prezzi. Nel mio caso non l'ho potuto fare perché il mio telefono
è un po' vecchio e non supporta le eSIM.
Il terzo modo è verificare le offerte della propria compagnia telefonica. Nel mio caso ho scoperto che TIM ha una offerta
chiamata PASSMONDO che offre, per 30 euro al mese, la connessione da quasi tutti i paesi del mondo con: 50 minuti di
chiamate effettuate, 50 minuti di chiamate ricevute, 100 SMS e 15 GB di traffico dati. Per i miei 14 giorni ciò si è
rivelato più che sufficiente per usare il traduttore online, il navigatore, spedire messaggi e foto ai parenti in Italia,
cercare i buoni ristoranti vicini, ecc. Il tutto senza cambiare numero di telefono e rimanendo quindi reperibile per tutti.
Ovviamente appena tornato ho disdetto l'opzione, quindi è stata una spesa di 30 euro una tantum.
La qualità della connessione dipende poi dalle bande che copre il nostro telefonino. Nel mio caso avevo verificato
che potevo connettermi a circa la metà delle frequenze in uso in Giappone. Ciò è bastato ad avere una copertura continua
e di ottima qualità e velocità. Non c'è stato un solo momento in cui sono stato disconnesso dalla rete. Diciamo che potremo
usare in Giappone tutti i telefonini recenti, o anche di qualche anno, senza nessun problema.
Chi viaggia è abituato a considerare l'inglese come la lingua passepartout per comunicare con
tutti, specie negli alberghi e altri luoghi turistici. Bene, in Giappone dimenticate questo concetto.
Ci sono giapponesi che parlano e capiscono bene l'inglese, nella mia esperienza molto più frequenti ad Osaka che a
Tokyo, ma nella maggior parte dei casi non lo capiscono affatto. Anche quando sembrano parlare inglese, stanno solo
ripetendo frasi a memoria che ritengono adatte alla situazione e questo capita incredibilmente persino nei grandi
alberghi o nei luoghi più turistici.
Morale della favola, per non incorrere in incomprensioni o equivoci, usate sempre il traduttore del telefonino e
fate leggere la frase in giapponese. Questo vi farà risparmiare molto tempo e molte seccature.
La rete dei trasporti di Tokyo è qualcosa di enorme: centinaia di stazioni, 13 linee della metropolitana
e varie linee ferroviarie che in città fanno da metro e che si intersecano in quasi tutti i modi possibili.
Prima di partire, mi ero stampato la mappa delle linee, che è una cosa che mi ha aiutato molto. Ogni linea ha un
nome e quindi una lettera che la identifica ed ogni stazione ha un nome e un numero. Ad esempio c'è la linea Marunouchi,
linea M, con fermate come M-01, M-02 ecc. Oppure la linea Ginza, la G, con G-01, G-02, ecc.
Guardando la mappa è abbastanza facile capire che percorso fare, più difficile è poi orientarsi nelle stazioni, specie
quelle più grandi come Shinjuku, Shibuya o Tokyo centrale. Per salire nei vagoni, se ci sono altre persone, ci si
mette in fila per entrare.
La rete di Osaka è più semplice, ma segue gli stessi principi, mentre a Kyoto si usano molto anche gli autobus, che sono
i soli presenti a Kanazawa.
Le corse costano quasi tutte 210 yen, circa euro 1,30, ma i percorsi più lunghi possono costare di più. Per evitare
calcoli e perdite di tempo con i biglietti, la cosa migliore è usare una carta chip, come fanno i giapponesi.
Ce ne sono varie e le più diffuse a Tokyo sono la Suica e la Pasmo, mentre ad Osaka e dintorni è diffusa la Icoca.
Quanto all'uso, sono tutte identiche e quindi quella che consiglio di acquistare, in aeroporto all'arrivo, è la
Welcome Suica, una versione della Suica fatta apposta per i turisti. Funziona come una carta prepagata, ha una
validità di 28 giorni e in aeroporto la si può pagare con la carta di credito, mentre le ricariche successive si potranno
fare solo in contanti.
Si usa in modo molto semplice: si tocca il disco blu sul tornello quando si entra e di nuovo nel tornello di uscita. Così
viene sottratto automaticamene il costo della corsa, senza perdere tempo.
Se rimane qualcosa di non speso quando si torna, non c'è rimborso, ma potremo usarla anche nei ristoranti e nei negozi,
in quasi tutto il Giappone.
Nel mio caso l'ho comprata con sopra 10.000 yen (circa 65 euro) e l'ho dovuta ricaricare solo una volta con 2.000 yen
negli ultimi giorni del viaggio. Possiamo quindi stimare una spesa nei trasporti locali di circa 6.000 yen per persona
a settimana.
La carta l'ho usata sulla metro di Tokyo, sugli autobus di Kanazawa, su metro e bus di Kyoto ed anche ad Osaka, senza
nessun problema e alla fine ci ho lasciato sopra solo 22 yen (14 centesimi di euro). Una grandissima comodità!
Da notare che i pass per i trasporti locali spesso non sono convenienti, perché equivalgono al prezzo di circa 10 corse al
giorno, cosa che non ho mai fatto.
Ci sono diversi tipi di treni. Nelle città più grandi varie linee ferroviare si aggiungono alle
metropolitane ed hanno con loro punti di scambio. Sono gestite sia da Japan Rail, sia da compagnie private.
Sui percorsi più lunghi ci sono i treni Limited Express oppure gli Shinkansen, i famosi "treni proiettile"
ad alta velocità.
Sui treni locali c'è un classico biglietto da comprare, ma ovviamente si può usare la carta chip Welcome Suica, mentre
per gli altri ci sono due biglietti, uno per la tariffa base, che consente di viaggiare senza posto riservato, ed un
altro per la prenotazione del posto. In alcune corse dello shinkansen ci sono solo posti riservati.
Per entrare sulle banchine si inseriscono i due biglietti, uno sull'altro, nel tornello di ingresso, che si apre e
restituisce i biglietti. All'arrivo inseriremo i biglietti nel tornello di uscita, che questa volta trattiene i
biglietti. Questo sistema rende quasi inutili i controllori e in effetti non mi è mai capitato che qualcuno mi chiedesse
il biglietto a bordo del treno.
La precisione dei treni è proverbiale. Si guarda l'orologio alla partenza ed è proprio l'ora della partenza, si guarda
all'arrivo ed è esattamente il minuto di arrivo.
Spesso i treni arrivano alla banchina pochi minuti prima della partenza, quindi bisogna entrare rapidamente, ma ciò
è facilitato dall'indicazione sulla banchina su dove fermeranno i singoli vagoni.
Il viaggio ad alta velocità è fluido e senza scosse ed i sedili sono comodi e imbottiti. Presenti anche prese
elettriche e tavolinetti reclinabili, usati da molti per lavorare al computer durante il viaggio.
I bagni sono enormi, qualcosa come 3 metri quadri, con l'immancabile WC con ciambella riscaldata e bidet
automatico 🙂
Per i bagagli fino a 160 cm di somma delle 3 dimensioni (come nel mio caso), non serve nessuna formalità e potremo
mettere il trolley nelle cappelliere, che sono davvero molto grandi. Per bagagli più grandi serve riservare dei posti
in fondo al vagone, dove ci sono appositi spazi dedicati.
Esiste anche il noto Japan Rail Pass, che consente corse illimitate per una o per due settimane. Nel mio caso
sarebbe stato conveniente se tutti i miei tragitti fossero stati all'interno di una settimana. Invece i miei
viaggi erano distribuiti su 10 giorni e il pass da due settimane non mi conveniva. Quindi, niente JR Pass.
Con il cambio attuale, il costo degli hotel giapponesi è paragonabile al costo di quelli
italiani e anzi spesso si paga decisamente meno.
Finora avevo usato il sito booking.com per prenotare gli alberghi, ma in Giappone l'ho usato solo per un hotel
su quattro. C'è infatti un altro sito che funziona decisamente meglio per l'Estremo Oriente e si chiama
agoda.com. Oltre alla maggiore scelta, pensate che l'hotel di Tokyo l'ho pagato su Agoda esattamente
la metà di quanto lo avrei pagato su Booking.
Le stanze in genere sono piuttosto piccole, ma sempre ben attrezzate, tranne quando mi sono trattato bene
nel 5 stelle di Kyoto, dove avevo un stanza da almeno 40 metri quadri (e neanche troppo costosa, vista
la qualità).
È sempre possibile lasciare in deposito i bagagli prima del check-in o dopo il check-out e questo
aiuta molto gli spostamenti.
Come per gli hotel, ho trovato per il Giappone qualcosa di molto meglio del solito
Tripadvisor per cercare posti in cui mangiare.
Si tratta del sito tabelog.com, che parte in giapponese, ma entro pochi secondi apre una finestra
in cui chiede se continuare in inglese. È un sito giapponese e contiene un elenco sterminato di
ristoranti e izakaya, individuabili per tipo e per zona, con anche una mappa interattiva, se si usa
dal browser del telefonino. Di ogni ristorante è spesso presente anche il menu, con i prezzi dettagliati, e
volendo si può anche prenotare un tavolo.
Questo è assolutamente il sito da usare, per trovare dove pranzare o cenare in Giappone.
Nei ristoranti in genere il personale è gentile ed onesto. Rimarrete stupiti da quanto si mangia bene
in Giappone, spendendo davvero molto poco!
Gli unici ristoranti un po' da "trappola per turisti" li ho incontrati ad Osaka. Qui bisogna fare un
pò più di attenzione, ma in tutte le altre città ho trovato solo onestà, ottimo cibo, gentilezza
e prezzi super convenienti.
E ricordate che la mancia qui non si usa, se insistete a darla si offendono persino, per cui si pagherà
esattamente la somma riportata sullo scontrino.
Una piccola nota sugli indirizzi giapponesi. Una città come Tokyo è in realtà
una prefettura, cioè una provincia. È divisa in 12 città ed alcuni quartieri speciali.
Ognuno di essi è diviso in "chome", che potremmo chiamare "rioni", da zone e infine da quello
che è una specie di numero civico, seguito magari dal piano del palazzo.
Ad esempio l'indirizzo di un ristorante (inventato) potrebbe essere 3-5-12 3F Shinjuku-ku, Tokyo.
Significa che è a Tokyo, nella città (ku) di Shinjuku, nel terzo chome, zona 5 civico 12, al secondo piano
(per i giapponesi il piano terra è il primo piano).
Conclusione: per trovare un luogo a partire dal suo indirizzo, usate sempre in Giappone
il navigatore del telefonino! 🙂
Leggendo le guide turistiche e varie informazioni in giro, ci si fa l'idea di dover
rispettare tutta una serie di rigide formalità in Giappone, a cominciare dal dire "itadakimàs" quando
si riceve il cibo in un ristorante; e così via.
In realtà, nella mia esperienza, i giapponesi sono persone ragionevoli e disinvolte e non pretenderanno
mai chissà che formalità, specie da parte di uno straniero. Basterà la normale cortesia che si
dovrebbe avere sempre e tutto filerà liscio. Quando ho detto una volta "itadakimàs", i camerieri
si sono messi a ridere... In realtà lo dicono loro quando vai via, per ringraziarti di aver scelto il
loro locale... e aver dato loro i tuoi soldi 🙂
Le uniche formalità da rispettare sono:
- non dare la mano per salutare o presentarsi, ma fare un piccolo inchino, senza esagerare
- quando si paga, non dare mai i soldi nelle mani del cassiere, ma posarli nell'apposito piattino, o sul bancone;
stessa cosa farà lui per darci la ricevuta e l'eventuale resto
- evitare di parlare ad alta voce sui treni o in metropolitana; peggio ancora se si fa una telefonata, magari in
viva voce...
Quanto alle scarpe, vanno tolte solo quando si entra in ambienti con il pavimento in tatami, che sarebbe
distrutto dalle calzature. Questo è capitato nel visitare alcuni castelli o case di samurai, ma per il resto,
in 14 giorni, non mi è mai capitato di dovermi togliere le scarpe in un ristorante, neanche in quelli più
tradizionali. Ovviamente capiterà se parteciperemo ad una cerimonia del tè o se andremo a trovare qualcuno
a casa sua, perché negli appartamenti privati la regola è muoversi senza scarpe.
I giapponesi mangiano sushi tutto il tempo, giusto? Questa è l'idea che in genere si
ha, ma è completamente sbagliata!
Certo, ci sono i ristoranti di sushi, di ogni fascia di prezzo, ma quelli più diffusi offrono in realtà
la carne. Anzi, sono rimasto davvero meravigliato nel vedere quanta carne mangiano i giapponesi e
quanti piatti prelibati hanno sviluppato con il manzo, il maiale ed il pollo. Per dirla tutta, la qualità
di carne considerata la migliore al mondo è proprio giapponese, è il manzo di Kobe, bovino
di razza Tajima, allevato nella prefettura di Hyōgo.
Insomma, se andate in Giappone, non aspettatevi di mangiare pesce o sushi tutto il tempo, anzi!
ITA Airways (volo)
Agoda (prenotazione alberghi)
Tabelog (ricerca ristoranti)
JR East (biglietti treno)
JR West (biglietti treno)
Kintetsu Railway (biglietti treno per Nara)
Go Tokyo (guida ufficiale)
Mappa metro Tokyo (PDF scaricabile e stampabile)
Visit Kanazawa (guida ufficiale)
Kyoto City (guida ufficiale)
Visit Nara (guida ufficiale)
Osaka info (guida ufficiale)
Mappa metro Osaka (PDF scaricabile e stampabile)
Expo Osaka 2025 (acquisto biglietti, fino a 13.10.2025)
Guida Lonely Planet su Amazon (guida turistica)